Il Dormitorio sembra non avere fine. I letti sono disposti in venti file parallele, dal fondo alla Grande Finestra. Le venti file si estendono in lunghezza all’infinito. Fissando l’orizzonte, è possibile indovinare che fino al punto di fuga non ci sia altro che questo: i letti e i loro Occupanti.
Ogni tanto, prima di dormire, Giulia si sforza di guardare più lontano che può. I letti vicini si sfocano, nei letti lontani gli Occupanti e i loro movimenti si moltiplicano, a volte si confondono: uno spasmo ipnico è identico a un lenzuolo rassettato, le insonnie sono equivalenti a sonni profondi. Lucilla lo chiama Effetto Dormitorio.
Le prime file del Dormitorio appartengono agli Occupanti Zero-Cinque. Nelle file vicine al fondo, quelle di Giulia e Lucilla, ci sono solo Occupanti Venti. Gli Occupanti Venti passano gran parte del loro tempo a badare agli Occupanti Zero-Cinque. Lucilla dice sempre che i bambini li detesta: ecco perché adesso tutti pensano che sia lei l’Assassino.
La prima vittima è stata in fila Due. Il bimbo è morto soffocato, sul collo il segno nero di una corda. A capire che era morto è stata Lucilla: “le altre bestiacce facevano il solito casino e lui, invece, non si muoveva”.
Una cosa che Lucilla ha detto solo a Giulia è che il bambino aveva la faccia blu. L’avevano avvolto nel piumone del suo lettino e, per un po’, nessuno aveva avuto il coraggio di fare niente. Non si era mai verificato un evento simile, nella loro sezione. Certo, c’erano storie che gli Occupanti Venti raccontavano ai piccoli per scoraggiarli dallo strisciare sotto i letti, ma erano, appunto, storie. Dall’ottava fila in su, ogni Occupante sa che sotto i letti non c’è altro che polvere.
Il bambino è stato rimosso dopo un paio di giorni ed è stato sistemato sul fondo. Da quando è stato depositato lì, Giulia dorme dando le spalle al fagotto; Lucilla, al contrario, lo fissa fino ad addormentarsi. I fagotti sono presto cresciuti di numero e per Giulia, anche senza guardarli, è diventato impossibile non pensarci. Altri sette morti soffocati, dopo il primo, tutti piccoli, tutti con la faccia blu. I sospetti su Lucilla si sono diffusi perché lei continua a scrutare i fagotti, invece di ignorarli. Giulia le ha chiesto per favore di smetterla ma Lucilla ha detto che non ci riesce. I fagotti hanno una forza magnetica.
“C’è qualcosa in questi fagotti – continua a ripetere – Questi fagotti mi dicono qualcosa”.
Lucilla non riesce a smettere nemmeno quando qualcuno minaccia di farla cacciare, se la storia dei bambini morti ammazzati non avrà fine. Le dicono che dovrà mettersi in marcia sotto i letti e trovare un’altra sezione disposta ad accoglierla. Ma i bambini continuano a morire. Al dodicesimo fagotto, Lucilla deve abbandonare il suo letto e mettersi in viaggio. Giulia non sopporta l’idea di dormire accanto al letto vuoto di Lucilla, percioò è costretta a seguirla.
Sotto i letti c’è la polvere che si arrotola intorno ai gomiti e alle ginocchia in lunghi cordoni grigi, risale dentro il naso in nuvole che le fanno starnutire. Per la prima parte della spedizione, Lucilla ha paura di incontrare l’Assassino; Giulia non sa che cosa la spaventa di più. Il mondo sotto è tutto diverso dal mondo sopra. L’orizzonte è un soffitto a bozzi, alcuni materassi hanno pance che sfiorano il pavimento, c’è un masticare continuo di doghe e reti metalliche. Hanno iniziato a raccogliere piccoli oggetti per distrarsi: un nastro per capelli dalla fila Quindici, orecchini a mezzaluna tra la Diciotto e la Diciannove, un bottoncino di madreperla in fila Dodici – evitano la zona Zero-Cinque per prudenza. Giulia sa che l’Assassino non è Lucilla.
Un giorno decidono di essere arrivate abbastanza lontano, allora aspettano che tutti dormano e riemergono da sotto i letti. Fuori dalla Grande Finestra il paesaggio non cambia: le punte della foresta galleggiano in un lago di nebbia. È sempre un crepuscolo molto inoltrato, una quasi notte che non oltrepassa il confine. Lucilla dice che non sa com’è che le viene in mente ma il Dormitorio le ricorda un ambiente di derivazione scandinava, con il parquet chiaro d’acero e le luci calde. Giulia non lo dice ma a lei il Dormitorio ricorda le baite della settimana bianca. Prendono sonno ai piedi della Grande Finestra.
Dal giorno dopo procedono tra le file e nessuno fa caso a loro. I letti sono tutti occupati, Lucilla dice che forse l’Assassino è rimasto indietro, che si è nascosto per bene. Giulia dice che nessuno qui sa che lei odia i bambini e che sono al sicuro. Lucilla le prende una mano. È per queste cose che a Giulia Lucilla piace più di qualsiasi altro Occupante, per quando le prende la mano e per i pantaloni troppo lunghi del suo pigiama, per i suoi piccoli piedi nudi.
Al terzo giorno tra le file, Lucilla vorrebbe riprovare la sensazione di dormire in un letto.
Tentano con un’Occupante della fila Diciotto ma quella dice che ha il sonno leggero e che in tre dentro a un letto non ci si sta comodi. Giulia ha l’idea di provare con file di Occupanti meno cresciuti. Il primo a dire di sì è un bambino in fila Dieci con la pelle così nera che sembra blu. Dormono su un fianco incastrati uno nell’altro, il bambino tra le braccia di Giulia e Lucilla alle sue spalle. Quando le luci del Dormitorio si abbassano, si diffondono sogni placidi e Giulia vorrebbe vederli tutti, lei che non sogna già da un po’.
La mattina dopo, Giulia si sveglia con il collo bagnato. È il sangue che scorre dal naso di Lucilla, scivola sulla sua pelle e poi dentro l’orlo della sua camicia da notte. Lucilla le chiede scusa, dice che non le è mai capitato prima. Giulia dice che va tutto bene e le pulisce la bocca con un angolo della vestaglia. A Lucilla rimane un alone rossiccio tra le labbra e il naso.
Durante il giorno, a Lucilla gocciola il sangue sul mento altre due o tre volte. Giulia dice che è tutto normale. Camminano di nuovo lungo la finestra, fanno scorrere le dita sul vetro: è fresco. Lucilla ci appoggia la fronte e nei suoi occhi azzurri il crepuscolo si schiarisce. Giulia prova un’altra nostalgia che resta senza nome. Quando le luci tornano ad abbassarsi, Giulia vede da lontano il profilo di un letto diverso dagli altri. Lucilla vorrebbe fermarsi, si sente stanca. Giulia le promette che presto potrà dormire nel letto più morbido di tutto il Dormitorio.
Il letto è in fila Quattordici. Un baldacchino con delle tende sottili che sembrano ragnatele. Tra le ragnatele d’argento è seduta l’Occupante, una ragazza con una treccia lunghissima avvolta intorno al braccio sinistro. L’Occupante dice che nel suo letto c’è spazio per tutti. Lucilla dice di essere molto stanca, si stende e appoggia la testa sulle gambe di Giulia. Lucilla ripete di essere tanto stanca ma di non riuscire a chiudere gli occhi. L’Occupante suggerisce di giocare a E se il Dormitorio.
“E se il Dormitorio fosse un cassetto e i suoi Occupanti fossero ditali di porcellana?”, inizia.
Giulia conosce il gioco e non vuole partecipare. Lucilla ne è entusiasta, invece: “E se il Dormitorio fosse una carta regalo con un nastro intorno e i suoi Occupanti fossero fiori?”.
Un rivolo di sangue scuro le taglia a metà la bocca ma lei non se ne accorge.
“E se il Dormitorio fosse la gonna di una vecchia signora?”, rilancia l’Occupante.
“E se il Dormitorio fosse una barca?” sorride Lucilla, prima di addormentarsi.
L’Occupante scruta Giulia. Le dice che è tornata prima del previsto e che le dispiace. Giulia non sa che cosa rispondere. Il respiro di Lucilla le muove i capelli. L’Occupante dice che non dovrebbe prendersela così, che è comunque meglio di niente. Aggiunge che, se proprio non riesce a lasciarla andare, sa già che cosa fare: sfilare la cintura della vestaglia, passarla intorno al collo di Lucilla, stringere. Tenerla con sé, anche se poi non si muoverà più, perché già sanno come funziona. Hanno fatto così tanti tentativi, troppi.
“Il tuo problema è che vorresti tenerli tutti qui”, sospira l’Occupante affondando la testa nel suo
cuscino. Allunga una mano, gioca con la vestaglia di Giulia.
“E se il Dormitorio fosse una stazione e i suoi Occupanti viaggiatori in attesa?” sussurra.
“Se fosse un sonno profondo. E se gli Occupanti venissero tutti dal buio, dal sonno?”.
Se alcuni di loro potessero svegliarsi, pensa Giulia, ma non riesce a dirlo ad alta voce. Se, riaprendo gli occhi, sparissero dal Dormitorio? Se i loro letti, rimasti vuoti, venissero nuovamente riempiti da corpi diversi? L’Occupante tira la cima della sua cintura.
E se io fossi qui da così tanto tempo che è chiaro che non mi risveglierò mai più, pensa Giulia. E se fosse chiaro che Lucilla non tornerà più da me?
Testo Andrea Zambrero
Illustrazioni Daniel Valsesia