Sam aveva una bella vita, di quelle che ogni ragazzo di 20 anni potrebbe sognare. Chi poteva pensare che sarebbe andata a finire così?
Abitava in una bella casa, una villetta nei sobborghi bene di una grossa città. Era una villetta full-optional, come si suol dire: di due piani, con 4 stanze da letto; una per i suoi genitori April e Joshua, una per suo fratello minore Brian, una stanza matrimoniale per gli ospiti e una stanza per se.
Era proprio una gran bella casa: la cucina era immensa, con tanto di zona bar, un bel bancone in legno che se non veniva usato per bere un drink con gli amici diventava zona pranzo. Sam amava quel bancone da bar.
“Cosa posso servirvi?”, chiedeva agli amici quando questi lo andavano a trovare.
“Cosa posso servirvi?”, chiedeva, e sono certo che quando diceva quelle parole per lui ogni volta era una piccola emozione, un qualcosa di cui andare fieri.
E che salotto che aveva Sam, che salotto! Le immagini mostravano un’immensa sala con un grande tavolo ovale al centro, arredata con gusto e con un immenso televisore attaccato a una parete. Ci si può immaginare la famiglia riunita sul grande divano in pelle, proprio di fronte alla tv, a guardare qualche programma interessante o a parlare di cosa avrebbero potuto fare durante le vacanze estive. La stanza era illuminata da una grande porta-finestra a vetri che dava sul giardino… E che giardino!
Era un immenso prato all’inglese su più livelli, con ai margini una splendida vegetazione (mi sembrò davvero ben curata!) e tanti vasi di fiori, mentre sulla balza più vicina alla casa l’erba si interrompeva per lasciare spazio a una magnifica piscina, lunga almeno 7-8 metri, con tanto di scivolo e trampolino. Era davvero uno di quei ragazzi di cui molti potrebbero essere invidiosi; non era forse logico che sarebbe andata a finire così? Forse sì. Sam studiava giurisprudenza nella migliore Università del paese, e sarebbe sicuramente diventato un avvocato di successo così come lo era suo padre e come lo era stato in precedenza suo nonno. La faccia ce l’ha, e proprio me lo sarei immaginato nell’aula di un tribunale durante l’arringa decisiva. Era uno studente modello dicono, e ne sono certo, perché come poteva una persona come lui non essere perfetta, non avere successo nella vita? Caspita che invidia.
Passava le giornate sui libri, e quando smetteva di studiare, se non usciva con gli amici o se non li invitava a bere qualcosa da lui, si vedeva con la sua fidanzata: Karen.
Karen era davvero un angelo sceso dal cielo: un adorabile caschetto di capelli neri (un po’ a maschiaccio per intenderci) delicatamente posato su un viso liscio e regolare; due occhi bruni da perdersi dentro, un piccolo e grazioso naso che puntava alle labbra carnose e rosse come il peccato stesso. Era alta Karen, con delle gambe da urlo e un seno da sogno: chi non avrebbe voluto essere il suo ragazzo?
Una vita davvero invidiabile quella di Sam, collaborava perfino con un giornale locale: ogni settimana aveva una piccola rubrica dedicata ai giovani dove dispensava consigli su come passare le serate divertendosi ma con coscienza e responsabilità. Quando qualcuno gli chiedeva se era felice lui rispondeva: “te non lo saresti al mio posto?”
Che ragazzo! Davvero nessuno si sarebbe aspettato che sarebbe andata a finire così. O forse sì.
Una mattina i genitori vennero trovati nella loro stanza da letto nudi. Ad April erano stati cavati gli occhi, messi poi in un bicchiere sul comodino, e vi erano i segni di dieci coltellate sull’addome; Joshua fu trovato sdraiato accanto a lei, con lo stesso numero di coltellate sempre sull’addome, e con il pene reciso da un colpo secco. Questo era stato infilato nella vagina della moglie. Il fratellino, Brian, venne trovato nella piscina con il cranio sfondato a pedate. Karen fu letteralmente crocifissa con dei chiodi sopra il letto nella stanza di Sam. Un’incisione partiva da sotto lo sterno arrivando fino all’inguine, reciso e appoggiato sul letto insieme alle budella, fuoriuscite dal taglio per volere della forza di gravità.
Le grandi quantità di sangue trovate nella casa hanno rivelato, prima ancora che venisse trovato Sam, che i cadaveri erano stati uccisi in cucina, sul bancone in legno della zona bar, e messi solo in seguito nelle posizioni in cui sono stati trovati. Sam, quando fu trovato nella stanza degli ospiti, stava studiando. Con le mani ancora coperte di sangue rappreso spiegò che aveva drogato la cena, e così facendo aveva avuto tutta la notte per agire indisturbato. Aveva scattato diverse foto, affermando di aver dipinto il più bel quadro della storia, secondo solo a Guernica di Picasso, ma altrettanto vero.
Ora Sam è in carcere, verrà certamente condannato a morte e ogni giorno gli arrivano molte lettere di ammiratori e ammiratrici, ragazzi e ragazze della sua stessa età che lo stimano, lo ammirano e che lo invidiano. Io gli scrivo ogni giorno.
Grazie Sam.
Testo: Marco Cavalli
Immagine: Luca Lenci