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Episodio quattro: Cosmopsichisti cabalisti e Funzionalisti resuscitati
Se la posizione del Dualista Figo sembrava delirante, ecco che arrivano i Cosmopsichisti Cabalisti, CC.
Si tratta di una setta piuttosto esigua di boy-scout cattolici pentiti, ex promesse ecclesiastiche che hanno deciso di risolvere il problema mente-corpo invocando il Sommo, senza dirlo apertamente.
DF risolveva la questione ipotizzando che la macro-coscienza derivasse da micro-coscienze. CC ribalta tutto, noi siamo micro-coscienze di una macro-coscienza infinita, il cosmo stesso!
“Il tutto viene prima della parte”, dice CC lisciandosi con la mano incartapecorita la sua folta barba canuta.
Secondo lui ogni cosa non è realmente una cosa, non è separata dall’universo, ma ne è una parte, idem per la sua mente, nel caso ne avesse una.
Pensavate che il tavolo dovesse la sua struttura agli atomi che lo compongono? Sbagliato! Gli atomi si sono impacchettati in quel modo perché il tavolo gliel’ha imposto.
La coscienza cosmica non pensa, si emoziona, o si angoscia come quella dell’uomo, è più come un oceano in tempesta, dove le onde sono le esperienze soggettive di ognuno di noi, o di un polpo o chissà. Solo alcune parti di materia di questo cosmo sembrano attivare la super-coscienza, tipo roba fatta a forma di neuroni, toh! Che casualità!
I CC, un po’ come gli UI, non si vedono molto in giro, perché di solito sono occupati a osservare l’operato del mondo e domandarsi cosa la coscienza cosmica volesse dirgli quando un piccione gli ha cagato in testa.
All’estremo opposto ci sono i Funzionalisti Resuscitati, FR. Guidano solo Tesla e sembrano cloni del Terminator impersonato da Schwarzy. Giacca in pelle, occhiale da sole, fisico steroidizzato, sguardo truce.
Un tempo quella funzionalista era la setta più potente di tutte, ma tutto andò in rovina il giorno dello spettro invertito. Da allora, un manipolo di funzionalisti incazzati e resuscitati dalle tenebre dell’oblio batte le strade diffondendo l’unica vera soluzione al problema mente-corpo. Tutti gli stati coscienti, che sia un pensiero tipo “che bel prato!” o il provare dolore, sono funzioni all’interno di un sistema complesso (immaginatelo detto con la voce di Terminator). Ciò che importa è la funzione, non l’hardware che la realizza.
Prendiamo la sensazione di dolore, ha lo scopo di fare allontanare il sistema complesso (un essere umano) dall’origine del dolore, o lo stimola a far qualcosa, tipo benda quella cazzo di ferita!
Nell’uomo questa sensazione è prodotta dalla scarica di determinati neuroni (più altre robe, che non ho voglia di scrivere), ma la stessa identica sensazione/funzione potrebbe essere prodotta in un pellicano, o in un androide. Questa è quella che si chiama realizzabilità multipla.
E poi arrivò il giorno dello spettro invertito. Un DF particolarmente sveglio se ne uscì con quest’idea: prendi Luchetto, ha un difetto fin dalla nascita, vede quello che per noi è verde come rosso e viceversa. Bel problema!
In realtà no, perché a livello funzionale non cambia nulla, per lui la parola verde si associa alle stesse cose che per voi hanno quel colore, idem per il rosso, da bambino ha imparato i nomi delle cose come tutti quanti. Quindi al semaforo passa col verde (che però vede come rosso), a Natale vi regala un maglione rosso e così via. Fine della storia.
I DF sorseggiano soddisfatti il loro spritz, perché l’esperimento mentale ha mostrato che il funzionalismo è incapace di coprire la complessità degli stati coscienti umani. Da quel giorno i FR hanno costruito una bambola voodoo funzionalmente equivalente a un DF e la punzecchiano sadicamente convinti di causare dolore a uno dei loro acerrimi rivali.
Nella loro Tesla si sente un’unica musica: retrowave pesa, cupa come le loro facce a lutto. Ma niente è perduto. Secondo voci di corridoio i FR sono in cerca del Funzionalista di Alto Livello, entità in parte organica in parte meccanica, che grazie alla sua potenza di calcolo superiore sarà in grado di ribattere al caso dello spettro invertito. Fino ad allora, state lontani da Tesla nere da cui esce retrowave a tutto volume.
Testo Adriano Manca
Illustrazione Costanza Ciattini