Li Filmi Invedibili presenta
TITOLO: Dilda e il Brigadiere: una biografia non autorizzata (PARTE UNO: pene)
REGISTA: Lars Von Trier
DURATA: ‘212
GENERE: dramma erotico/mockumentary/film d’autore con camera a mano
PRODUZIONE: Italia/Danimarca
CAST: Claudia Troll, Eros Bonucci, Mimmo Magliosi, Charlotte Gainsbourg, Willem Dafoe
CASA DI PRODUZIONE: Smegma 95
Sinossi e nota critica: L’imponente campagna promozionale messa in piedi lo scorso anno viene finalmente coronata dall’uscita nelle sale italiane del primo, attesissimo capitolo di Dilda e il Brigadiere: una biografia non autorizzata, ultima fatica del regista culto Lars Von Trier.
Un film che farà discutere, ma questo lo si sapeva fin dall’inizio. Il trailer che aveva anticipato lo sbarco della pellicola nei cinema era stato oggetto di pesanti critiche da parte di associazioni cattoliche, minacce di censura a opera della commissione di vigilanza e tonnellate di condivisioni sui social network.
Se a tutto questo si aggiunge che l’attrice da cui trae ispirazione il personaggio principale ha diffidato la produzione dall’utilizzare il suo vero nome, non si può che ottenere il caso cinematografico dell’anno.
Se l’è studiata davvero bene il vecchio Lars, ormai piuttosto esperto in materia di scandali e chiacchiericcio.
Un malloppazzo diviso in due atti (il primo adesso, il secondo previsto per marzo 2015) dove i confini fra thriller psicologico, biografia romanzata, mockumentary e film erotico diventano assai fluidi, e non solo per modo di dire.
Parte 1: pene è il capitolo della sofferenza, della perdizione in un eros grigiastro consumato per soffocare l’ansia di una carriera da far decollare a tutti i costi.
Il sogno e la cruda realtà. La giovane e avvenente Claudia Troll, all’esordio assoluto davanti alla macchina da presa, interpreta un’attrice alle prime armi che si offre alle grinfie dello showbiz come una novella Naomi Watts in Mulholland Drive.
Ma Roma si rivela ben peggiore di Hollywood: soggettive sul culo (con camera a mano), giarrettiere e impermeabili con le spalline diventano per la giovane attrice un incubo in technicolor dal quale sarà difficile fuggire.
Il film è scandito da tre movimenti – “Il Tinto”, “Il Nino” e “Sanpaolobrosio” – che fotografano la discesa agli inferi e la resurrezione di un’anima fragile, troppo spesso vittima di raggiri e false promesse.
Già in “Il Nino” – famoso attore avviato al viale del tramonto, interpretato da uno straordinario Willem Dafoe – si iniziano a rintracciare i primi segnali di riscatto, la redenzione intuibile che trova espressione compiuta in “Sanpaolobrosio”, dove la Troll cede il testimone a una più matura e spirituale Charlotte Gainsbourg, nel ruolo dell’attrice da adulta.
I dettagli sul prossimo capitolo restano top secret, ma sembra che Von Trier abbia pensato per la seconda parte un seguito “immaginato” che si discosta da eventi realmente accaduti.
Quel che è certo, è che di questo mastodontico e forse sopravvalutato kolossal ricorderemo l’estetica poderosa, manierista, talmente compiaciuta da sfiorare il solipsismo; ma anche alcune scene di notevole spessore (fantastico il rallenty in cui Willem Dafoe scrive una multa sulle note di Lascia che io pianga di Handel).
Insomma, il solito Lars. Che piaccia o no.
VOTO: 6
Testo: Martin Hofer
Immagine: Bernardo Anichini