Li Ciddì Invisibili presenta
ARTISTA: F.O.G.
DISCO: Oh Lord!
ETICHETTA: Zoo Recordings
ANNO: 2013
GENERE: Geez House
VOTO: 6
Raddrizzate quella croce. Un paio d’anni di sbornia witch house e cosa ne è rimasto? Cosa tramanderemo ai nostri figli di questo movimento bastardo, generato a tavolino da critici e discografici? Una manciata di bei dischi (uno su tutti, King Night dei Salem), una studiata iconografia pseudo horror-esoterica e una sfilza di gruppi e gruppetti dai nomi impronunciabili (**”§§, XXX, (((Z]]] e via dicendo). Stop.
“Raddrizzate quella croce”, sembrano voler gridare i F.O.G., acronimo che sta per Friends of God, della serie “un nome un programma”.
Quello che non capirò mai è il motivo per il quale tre musicisti di Newark decidano di professare il loro amore per Gesù attraverso uno dei generi musicali più attivi, in questi ultimi tempi, nel diffondere all’interno del mercato discografico rimandi esoterici e, in certi casi, suggestioni vagamente sataniste.
A spiegarcelo ci prova Father Jones, leader della band: “L’avvento witch house ci ha semplicemente folgorato, da musicisti e da ascoltatori. Quel suono sporco, disperato, era semplicemente… wow!
Era però in qualità di persone e di credenti che non potevamo accettare questa forma di espressione. Rigettavamo l’insistenza con cui le band andavano a ricercare un’estetica pagana, aggressiva, al limite del diabolico. Ci rifiutavamo di prestare ascolto a testi che dicevano cose tipo: ‘It’s all blurred out aye bitch I can’t see ya / Turnin shit around, maybe I should leave ya’ (“Trapdoor”, Salem n.d.r.). Così ci siamo confrontati e siamo giunti alla conclusione di portare Gesù dentro la musica che amiamo, proprio come noi lo portiamo nel nostro cuore”.
E allora ecco Oh Lord!, disco d’esordio per questo trio (batteria, synth, chitarra) già ampiamente scafato sotto il profilo delle esperienze discografiche (Father Jones come leader della band Christian-rock Trinity, il tastierista Father Kirby in qualità di producer del progetto dark-ambient Solomon).
Preparatevi a preghiere distorte (“God is one”) e a intermezzi di musica sacra rivisitata in chiave moderna (“Requiem”), a sermoni rappati (“Hey you! Listen to Jesus”) e a bordate di synth pesanti a fare da accompagnamento a messaggi d’amore e di solidarietà (“You’re not alone”, “Wash your sins in holy water”).
“Dio è in me… e nel mio synth”, sostiene Father Jones senza tradire alcuna nota di ironia nella voce.
Ci mancava pure il geez-house…
Testo: Martin Hofer
Immagine: Bernardo Anichini