I consigli dello Zio L’Ontano presenta:

“Tre persone che non vorresti incontrare in un luogo affollato”

 

 


Alla festa

“No perché a lavoro mi dicono tutti che sono troppo brava, se c’è una cosa da fare alla fine mi ci metto e la faccio, guarda quando mi hanno chiesto l’altro giorno una cosa che io non sapevo neanche dove cominciare e alla fine l’ho fatta e il mio capo c’è rimasto, mi ha detto guarda non sembra proprio che lavori da così poco, loro sono stracontenti però sai come funziona contano le raccomandazioni, e quindi io non so se mi tengono, è come quando facevo danza, il mio maestro era uno bravissimo che però ti mandava al pianto, ne avevano paura tutti, e invece alla fine all’esame di fine anno mi ha detto che ero stata la più brava, che poi a danza è come ho conosciuto il mio ex, cioè non faceva danza però era l’addetto alle pulizie di dove facevamo le prove, che poi non è che fosse pulitissimo e infatti che buffo ci siamo conosciuti perché gli ho detto che puliva male, allora abbiamo litigato e poi lui mi ha offerto un caffè, e siamo stati insiemi però era troppo piccolo, cioè avevamo la stessa età ma si vedeva che io ero troppo matura per lui, probabilmente per le esperienze che ho fatto, mio padre è andato via che ero piccola e allora ho dovuto portare avanti tutto io, cioè portavo avanti io la casa che avrò avuto neanche dieci anni, e infatti tutti ci rimanevano, del resto si vede anche a lavoro, si vede che si fidano perché ho senso di responsabilità, mi affidano delle cose che neanche mi potrei prendere, no perché a lavoro mi dicono tutti che sono troppo brava, se c’è una cosa da fare alla fine mi ci metto e la faccio, guarda quando mi hanno chiesto l’altro giorno una cosa che io non sapevo neanche dove cominciare e alla fine l’ho fatta e il mio capo c’è rimasto, mi ha detto guarda non sembra proprio che lavori da così poco, loro sono stracontenti però sai come funziona contano le raccomandazioni, e quindi io non so se mi tengono, è come quando facevo danza…”

 


In coda alla posta

“Fffff… ma vedi se… ffffff… mezz’ora, mezz’ora! Fffff… ci spicciamo? Ma la gente non ha proprio nulla da fare nella vita? Vengono qui tanto per…ma andassero a lavorare! Che poi tre sportelli per tutta questa gente, a cosa serviranno? Perché non ne aprono degli altri? Con questa crisi facessero lavorare un po’ di gente. Il vero problema è che nessuno ha più voglia di sporcarsi le mani. Dicono che non c’è lavoro ma in realtà i giovani, queste mansioni qui, non hanno più voglia di svolgerle. Il lavoro c’è, eccome se c’è. È che si prendono le loro lauree in comunicazioni e credono di avere il mondo in ginocchio. Addirittura vanno ai colloqui accompagnati da mamme o fidanzate, e pretendono di farle assistere. Pensa te. Il problema è che non s’insegna più il latino nelle scuole. I professori fanno vedere i film…ma quali film! Il latinooo! Quella sì che è una palestra. Allena il cervello. Ti apre la mente. Il latino e il servizio militare. Lo hanno tolto, capito? Che gran trovata.
Eh? Tocca a me? Ah, bene. Era l’ora… Signorina! Come andiamo? Oggi la vedo in splendida forma. Passato buone vacanze? Massì, massì, facciamoli aspettare questi qua. Sempre a lagnarsi, a sbraitare. Tutti di corsa, chissà cosa avranno fare…morire otto ore in ufficio, glielo dico io. Lavorare, lavorare, lavorare. Mai una volta che se la prendessero comoda, ‘sti robot. Invece lei è diversa, signorina. Con lei si possono scambiare due chiacchiere senza l’ansia di essere congedato in quattro e quattr’otto. Infatti, pensi lei, son venuto a pagare una bolletta che scade fra nove giorni, così, giusto per fare un saluto. Cosa sbraitano questi qui? Avete tanta fretta? Su su, andate a lavorare, schiavi. Hehehe, roba da matti. Sa qual è il problema? È che non si insegna più il latino nelle scuole…”

 

Sull’aereo

“No, tipo. Avrò preso l’aereo tipo un migliaio di volte. Per lavoro o in vacanza, tipo. Oramai è come prendere tipo l’autobus. Su e giù su e giù. Milano, Parigi, Londra, New York, Berlino… È tipo la mia seconda casa. Figurarsi. Dormo, ascolto la musica, guardo film, lavoro…
Non è certo un problema per me. Però va detto che questo aereo sembra proprio uno scarcassone.
Voglio dire, ti pare normale che quella roba lì – che roba è? Tipo una turbina, tipo un’elica? – insomma, quella roba lì faccia quel ronzio? Non ti pare un po’ strano?  Ne ho presi di aerei io, ma un rumore del genere non lo avevo mai sentito, giuro. Non per fare l’allarmista, sono mica una liceale in gita, io. Però, scusa, a me non pare affatto normale. Di solito questa compagnia è affidabile, ho viaggiato con loro tipo dieci volte. Però, vattelapesca, hai letto quanti aerei precipitano ogni anno?

Che è successo? Cosa è stato? Una turbolenza? Niente di grave? E che dovrebbero dire? Mi sembrano molto nervose le hostess, troppo nervose per trovarci in una situazione perfettamente normale. Del resto, cosa possono fare? Non possono mica uscire a controllare! Ormai siamo a tipo cinquantamila chilometri da terra, se c’è qualcosa che non va siamo fritti. E la cosa peggiore è che non è che ti possono dire ‘Ok gente, il motore è andato, recitate le vostre preghiere’, loro continuano a sorridere, a vendere biglietti della lotteria e i loro bei panini rancidi da tipo dieci euro l’uno.

Dio mio, Dio mio. Ho un brutto presentimento. Qui ci lasciamo tutti quanti le penne. Io lo sapevo. Li avevo notati quegli sbalzi al momento del decollo. E se non trovano una pista dove atterrare? Qui c’è solo acqua, non vedo altro che acqua. Cosa? A te sembra tutto normale? Ah si? Lascia che ti chieda una cosa: tipo quanti aerei avrai preso in vita tua? Tipo uno… due a esagerare? Io ci sono… Ooohhh! Aaaaaahhh! Cristo Santo! Andiamo giù, andiamo giù… nooo… precipitiamo… non voglio morire! Non voglio morireeee…
Cosa? È soltanto l’atterraggio? Quindi… siamo arrivati? Ah….
Ce la siamo vista brutta però, non trovi?”

Testo: Martin Hofer, Stefano Pellegrini
Immagini: Giulio Zeloni

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