I consigli dello Zio L’Ontano presenta:
Tre cose da non dire in caso di morte

 

Cose da non dire a un funerale

A: “Ciao B. Condoglianze. Ero molto legato a tua Zia, sai, le volevo davvero bene. Ricordo quando giocavamo a casa sua e combinavamo tutti quei disastri…e lei niente, sempre col sorriso sulle labbra. Una donna meravigliosa.”
B: “Grazie A, grazie per essere venuto. E’ triste, hai ragione, ma era arrivato il suo momento. Purtroppo è la vita. Per fortuna non ha sofferto. E’ stata una cosa improvvisa, l’ultima volta che l’ho vista era sana come un pesce. Certo per me non sarà facile. E’ stata la mamma che non ho mai avuto.”
A: “Ti sono molto vicino…”
B: “Grazie A, sei molto caro”
A:  “Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa…”
B: “Grazie, lo terrò presente. Come stai tu?”
A: “Mah…si vive”
B: “…”
A: “Ti dirò, sono stanco morto. Sai, il tran tran e tutto il resto…”
B: “…”
A: “E’ che il lavoro mi ammazza, dico davvero. Ci rimarrò secco uno di questi giorni”
B: “…”
A: “Non hai idea di quanto riesca a essere stronzo il mio capo, non puoi nemmeno immaginartelo. Sempre col fiato sul collo, in attesa di un piccolo sbaglio. Ci gode il bastardo a vedermi costantemente sotto pressione. Guarda, tutto quello che chiedo per Natale è che gli venga un colpo, non chiedo di meglio…”
B: “…”
A: “Che hai? Ti senti bene?”
B: “…”
A: “Oddio B, che figura! Io non… non volevo… sono mortificato, vorrei sotterrarmi!”
B: “…”
A: “Scusami. Mi sono fatto prendere dalla discussione”
B: “Non fa niente”
A: “E tua moglie? Come sta?”
B: “…”
A: “E’ da un sacco che non la vedo. In chiesa non mi è parso di incrociarla”
B: “Mia moglie è morta l’anno scorso, B. Sei venuto anche al funerale…”
A: “Ah…certo certo…che scemo che sono. Me ne ero proprio scordato. Sai… questo lavoro mi… beh, che dire? Condoglianze doppie allora!”

Cose da non dire prima di morire

Mentre sono sdraiato sul lettino in attesa dell’iniezione, penso a parecchie cose. Penso soprattutto alla sfortuna. Con tutti i crimini che ho commesso in giro per il mondo, ecco la prima e unica volta in cui ho dovuto uccidere un uomo… e sono andato a farlo proprio in Texas. Poi, penso a quell’uomo e alle sue ultime parole, quello “shit” pronunciato a denti stretti. Chissà se era rivolto a me oppure alla situazione in sé? Certo, “shit” non suona molto intelligente, tenendo conto che non si dirà mai più nulla in futuro. E io? Cosa dirò? Quali saranno le mie ultime parole prima che venga eseguita la condanna? Riuscirò a dire qualcosa di più furbo? Potrei fare come mio padre e lasciare il mondo dicendo “io non ho fatto niente”, ma come per lui non si capirebbe se la frase voglia negare qualche terribile azione compiuta in vita oppure se equivalga a confessare di essere stato un fannullone. Potrei imitare la pernacchia di Alberto Sordi nei Vitelloni. Lavoratooori… no, meglio di no. Mio fratello è sindacalista. Potrei usare qualche citazione colta, ma non sarei credibile. Inutile sprecare l’occasione di dire le ultime parole a un pubblico così autorevole. Intanto, intorno a me proseguono i preparativi. Ecco, è arrivato il mio momento. Spalanco la bocca.
– I diamanti della rapina sono nascosti nel… – poi perdo i sensi con un rantolo conclusivo. Chiudo gli occhi e soprattutto la bocca. E, adesso, che si mettano pure a cercare.

Cose da non dire dopo essere morti

È facile ripetersi frasi come “devi voltare pagina” oppure “la vita continua”. Sono solo parole. La mia vita si era fermata insieme alla sua, davanti a una pagina che non potevo voltare e che continuavo a guardare sperando di potervi leggere ancora qualcosa, qualcosa di nuovo. Se io non riuscivo più a farlo, qualcun altro l’avrebbe potuto fare per me. Così, decisi di andare da una cartomante, una di quelle signore enigmatiche che riescono a comunicare con le anime dei defunti. Col suo intervento avrei potuto parlare ancora con mia moglie e andare avanti, voltare pagina. Quella donna cadde in trance e, dopo qualche istante, riuscì a mettersi in contatto con lei. Mi disse che la mia amata continuava a restarmi vicino, che mi osservava dall’aldilà e che era sempre accanto a me. Cominciavo a sentirmi meglio. Allora le chiesi di darmi una prova, perché fossi certo di averla ancora al mio fianco. La cartomante tacque per un attimo, poi disse:
“Uscendo di casa, hai lasciato la luce accesa in bagno.”
Era vero. Ripensandoci, in effetti avevo dimenticato di spegnerla. Intanto, la donna proseguì a parlare.
“Poi, ti ho visto che fumavi in camera da letto. Sai che non voglio. E quante volte ti ho detto di non mettere i piedi sul tavolino del salotto? Il lavandino è pieno di stoviglie sporche. Non devi lavare i capi colorati insieme a quelli bianchi…”
Mi alzai e andai via. Era ora di voltare pagina.

Testi: Martin Hofer, Fabrizio Di Fiore
Immagini: Bernardo Anichini

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