L’83% degli intervistati sostiene che sia la soluzione migliore per chi non ha tempo per cucinare. Quando gli si parla del tempo di cottura, il 25% di loro fa finta di ricevere una telefonata.
Il 18% li chiama nudles e li cuoce nel voch.
Il 32% esalta la praticità della confezione da asporto e fa suo il motto “sbrodolarsi significa non saperli mangiare”.
Il 59% ritiene che il vero mangiatore di noodles debba utilizzare esclusivamente le apposite bacchette, in contrasto con lo sparuto 7% secondo cui “con le mani sono ancora più buoni”.
Il 66% dice che non hanno nulla da spartire con gli spaghetti nostrani. Il 64% appoggia la teoria secondo cui gli spaghetti sarebbero stati inventati dai cinesi secoli prima della loro comparsa in Italia. La consistenza delle due percentuali lascia intuire che molti intervistati non abbiano le idee chiare. Soltanto una persona ha affermato che il noodle più antico sia quello attaccato sul fondo della pentola di suo cugino.
Il 13% pensa che la ricetta napoletana sia migliore di quella originale. Il 13% degli intervistati è di Napoli.
Il 48% controlla la cottura dei noodles con il vecchio metodo di lanciarli contro la parete: se rimbalzano non sono ancora pronti, se si attaccano per un istante prima di cadere sono pronti, se s’incollano sono scotti. L’11% degli intervistati lascia i noodles scotti attaccati alla parete per alcune settimane.
Il 21% ne conserva una porzione per il giorno dopo perché, come il risotto, diventano ancora più gustosi. Il 3%, invece, usa i noodles avanzati per far giocare il gatto.
Il 92% degli intervistati non ha mai visto C’era una Volta in America.
Immagine: Deckbote