Editoriale
fenomenologia del fetore
In fin dei conti è stato inevitabile. A nessuno è venuto in mente di buttare la spazzatura, e la spazzatura ha cominciato a puzzare. E quando l’odore è diventato insopportabile non c’è stato più nulla da fare. Quel rigetto nauseante si era già impadronito di tutto. Le pareti, gli angoli, i conati della brava gente.
Poi si traccia una linea e si dice Fin qui, e tu che sei spazzatura te ne rimani buono buono lì, perché qui ci siamo noi e sarebbe meglio che ognuno restasse nel suo spazio, altrimenti ecco che si ricomincia da capo.
Lo sanno tutti. La spazzatura va incenerita. Altrimenti non smetterà di puzzare.
Adesso la sentinella fumerà con il collega, scambierà qualche battuta di circostanza sul tempo e l’umidità infame, poi guarderà per un po’ le torrette distribuite lungo il perimetro del ponte, rigide una dopo l’altra, le osserverà prendere colore fino a quando non sarà ora di tornare a casa.