Qualcuno cominciò subito a sostenere di averlo visto.
“Io l’ho visto, ve lo giuro!”
“Quando?”
“Il primo giorno di scuola. Non ricordate? Ho notato che c’era un altro ragazzino nell’atrio. Stava in disparte. Poi, alla campanella, non è entrato in aula insieme a noi.”

Qualcuno annuiva. C’era chi confermava, per non essere da meno.
“Sì. Dev’essere lo stesso che ho visto entrare nell’ufficio del preside. Era con una signora che non conosco, forse sua mamma.”
“Ma che tipo era?”

Eravamo tutti ansiosi di avere notizie dell’ignoto compagno di classe, Simonini, quello che per il primo mese e mezzo di scuola era sempre stato assente. Del resto, la nostra era una piccola scuola elementare di campagna. Gli alunni suddivisi in due sole classi, dai sei ai nove anni in una, dai dieci agli undici nell’altra. La piccola scuola di un piccolo paese. Ci si conosceva tutti. Era inevitabile, quindi, che la nostra curiosità prendesse il sopravvento.

Simonini, l’assente. È alto, magro, biondo o bruno? Com’è fatto? Eh, com’è fatto… non si può mica descriverlo con forme geometriche. Appoggia una sfera sopra un cilindro, quattro rettangoli ai lati, due sopra e due sotto, ecco Simonini.
O, almeno, la sua versione stilizzata. Così sarebbe stato senza dubbio più divertente. Comunque, le descrizioni fisiche dell’assente restavano molto vaghe.
Più facile sbizzarrirsi, invece, su quale fosse la sua storia e sul perché non venisse mai a scuola.
Le ipotesi erano molteplici. Alcune plausibili ma banali, altre del tutto fantasiose e inverosimili. Queste ultime, ovviamente, si diffondevano con grande facilità.
Girava voce che i genitori fossero agenti segreti, questa era una delle più quotate, spie del Mossad.
Lello Corti, un compagno di classe che abitava nella mia via, sosteneva invece che Simonini vivesse solo con la madre, una vecchia fattucchiera. Immaginavamo che non venisse a scuola perché quella strega di sua madre lo teneva segregato in casa, magari usandolo come cavia per chissà quali sortilegi.
In realtà, Lello Corti era uno scavezzacollo e cercava soltanto un pretesto per organizzare una battuta di caccia contro una vecchia casa di campagna, presunta dimora di Simonini.
“Avete presente il casolare che c’è fuori dal paese, quello con tutte le finestre sbarrate?”
“Ma quello è disabitato.”
“No. Qualche giorno fa, sono passato di lì e da dentro provenivano strani rumori. Dobbiamo andare a controllare!”
Era disabitato.

Ed ecco scoppiare il vero e proprio “caso Simonini”. Dopo un’inchiesta sommaria, non si riuscì a scoprire dove abitasse. Com’era possibile che in un paese piccolo come il nostro nessuno ne sapesse nulla? Anche questa domanda diede vita a innumerevoli teorie.
“Vicino al ponte, c’è una villetta in costruzione, ma da mesi i lavori sono fermi. Non l’hanno ancora finita.”
“Forse, Simonini avrebbe dovuto abitare lì e, finché non la finiscono, non potrà venire a scuola.”
“Bisognerebbe capire perché abbiano lasciato la casa a metà…”
E il mistero continuava a infittirsi. Persino le maestre erano laconiche quando chiedevamo notizie dell’assente. Sembrava che nessuno l’avesse mai visto ne avesse prove certe della sua esistenza. L’enigma comunque rese ancora più avvincente la figura dell’assente.Col passare dei mesi, cominciammo a rendere Simonini protagonista di mille avventure, fatti di cronaca e vicende misteriose. Avete sentito del ragazzino che ha salvato il cane caduto nel fiume? Sarà stato Simonini! Qualcuno ha dato fuoco allo sgabuzzino della palestra. Sarà stato Simonini! Mio cugino dice che verrà spedito un bambino su Marte. Sarà di certo Simonini!
Si era giunti al punto che inventavamo persino notizie false su di lui, spacciandole per ultime ore del telegiornale.
Finché, un giorno, Simonini ci finì davvero sui giornali.
“Inquisito preside di scuola elementare. Registrato falso studente per raggiungere il numero minimo di iscritti.”
Testo: Fabrizio di Fiore
Immagini: Enrico STR3S Giannini

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