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Premessa: dualismo Mente-Corpo, alle origini della pippa mentale
Immaginiamo Platone mentre se ne va a spasso per Atene. Passa di fronte al mercato, vede frutta, ortaggi colorati, case, carretti che vendono gelati. Ho elencato le cose che passano di fronte allo sguardo di Platone. Anche gli occhi con cui vede sono cose, materia. Manca qualcosa: il soggetto, chi guarda.
Un tizio di nome Platone che fa esperienza di tutte le cose elencate sopra, che gli appaiono in un certo modo, da una certa prospettiva.
Formula pensieri – “bel carretto”, “giornata di merda” – e così via. Gli altri Ateniesi possono vedere Platone camminare tranquillo per la città. Vedono il suo corpo, i capelli, le mani. Eppure, non possono vedere in nessun modo le sue esperienze o i suoi pensieri.
Poniamo che Franchetto il fornaio, tipico nome antico ateniese, si interroghi a tal proposito. Giunge a una conclusione. Ciò che vedono, sia lui che Platone, sono cose: le cose le puoi toccare, mangiare, spaccare. Le esperienze no, neanche i pensieri. Quindi, ragiona Franchetto, l’esperienza personale di ognuno non è una cosa.
Questa roba che pensa e fa esperienza da una certa prospettiva è in qualche modo racchiusa dentro il corpo, ma è diversa. Verrà chiamata anima, mente, coscienza, o come vi pare.
La pippa mentale nasce quando ci si accorge che questa voce interiore, questo angolo da cui si guarda il mondo, per esempio la sensazione che si prova a toccare la carta vetrata, posso sentirla solo io.
Ognuno sembra esser fatto di due elementi: il corpo, che è una cosa; la mente, che non è una cosa, non è materia, ma comanda il corpo. Penso di alzare la mano e quella si alza. Ma se la mente non è fatta della stessa materia di cui son fatte le cose che roba è? Ecco, questa è la domanda a cui impavidi segaioli mentali proveranno a rispondere nei secoli. Sostanzialmente senza mai arrivare a una conclusione plausibile. Questo, signori e signore, è il dualismo mente-corpo.
Alla domanda sono state date una marea di risposte. Secondo alcuni il problema non esiste neanche. Quando Franchetto ha esposto il problema a Beppe, suo zio, lui se lo è guardato e ha detto “secondo me son tutte cazzate, anche quella che chiami anima è una cosa. Luchino, te lo ricordi? A Maratona gli hanno dato una mazzata in testa e non è stato più lo stesso, la sua anima è cambiata. Quindi deve esserci una cosa nella testa che se la sfasci poi non ti funzionano più i pensieri. Magari non la possiamo vedere perché è troppo piccola. Però se prendi una mazzata e poi l’anima si rompe vuol dire che anche quella è una cosa. Secondo me ci sono solo cose, il resto sono superstizioni e storie di fantasmi.”
La posizione di zio Beppe è una forma di monismo. Secondo il monismo, l’universo contiene solo un certo tipo di materia: se è roba descritta dalla fisica, cioè qualcosa di tangibile o almeno dimostrabile tramite un esperimento, siete Fisicalisti; invece Assuntina, la moglie di Beppe, non è neanche sicura che esista un mondo reale fuori dalla sua anima, pensa che ogni cosa attorno a lei sia frutto del suo pensiero. Zio Beppe magari è una sua creazione, come tutto il resto. Questa posizione si chiama Idealismo. Franchetto invece pensa che esistano sia le cose sia l’anima, che interagiscono tra di loro. Il tipico Dualista.
Queste tre posizioni sono state remixate in vari modi nel corso dei secoli dai pipparoli mentali di tutte le epoche. Nei prossimi mirabolanti episodi vedremo se i nostri contemporanei hanno fatto qualche passo in avanti o se continuiamo a imbastire arrampicate sugli specchi sempre più paracule.
Testo Adriano Manca
Illustrazione Costanza Ciattini