Strip Advisor presenta
SRI LANKA 

Siamo composti per buona parte di stupori e senso d’avventura. Di cercare nuovi ricordi in terre sospese. Quindi sia! Il caldo è la prima sospensione. Una ragguardevole dose di griglia umana acceca quanto i colori, di una varietà densa che tinteggia le strade e i suoi abitanti. Siamo a Hikkaduwa, con il nostro amico Saman, là dove serpeggiano i Tuk-Tuk con adesivi di Bob Marley e i chioschi di roti speziati. Dove la bellezza la creano le persone nella loro semplice dignità, seppur evasi da un campo di prigionia per archetipi. Sì, d’accordo, possiamo tralasciare il pannello elettrico che ha preso fuoco nella guest house per surfisti sudati, e poi spento miracolosamente nel cuore della notte da un cingalese urlante con il pratico uso di un secchio pieno d’acqua di laghetto (e qualche sfortunato pesce rosso al suo interno).
Così come il rifugio per pellegrini in prossimità dello Sri Pada, con annesso cameriere sbronzo che si insulta allo specchio, il letto che è un rave di pidocchi e il bagno a mattonelle blu, nere e rosse (secondo la moda). Dove per accendere la luce di una stanza un giovane apprendista è costretto a tenere sulle spalle il grassoccio titolare fuori forma, intento a colpire il pannello troppo in alto per la sua stazza con un vecchio bastone scheggiato. Ma si sa, il pepe della vita costa qualche schema poco conforme.
Le bevute di Arrak al tramonto delle sue spiagge in compagnia dei paguri saranno un ricordo indelebile. Così come la birra annacquata e il capitano con un solo dito che, alzandolo fiero alle stelle, dispensa ordini ai suoi marinai, molto simili a un rintocco di campana. Tety, la cagnolina malata del Rita’s.
La signora sdentata delle – Pineapple! – appena colte. Il pomeriggio al mercato locale e la cena da Rohan, che di italiano conosce solo le bestemmie. Il loro niente donato al tuo tutto.
Rischiare sorridendo la pelle su un motorino, diretto verso Galle, è una passeggiata se sai che chi ti sta per investire ricambierà. Qualche italiano poco raccomandabile ti ricorda casa, ed essere ospitati dalla famiglia di Saman ti dà l’impressione di esserci già tornato. Fino a quando non arriva il momento di ritrovarla davvero, la tua terra, con la promessa di un nuovo ricordo e i sari che sembrano volerti salutare, spinti dalla brezza dell’oceano Indiano.

Testo: Brian Freschi
Immagine: Bernardo Anichini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *