Tre monete d’oro. Servono tre monete d’oro per entrare nella Casa e molto affetto per abitarla, ma quello già c’era.
Allora lo sposo lavorò duramente, senza mai lamentarsi, per dare un tetto solido e quattro mura quadrate alla sua giovane moglie. Lavorò a lungo, per dare un letto caldo ai figli presenti e anche a quelli futuri.
La mattina usciva all’alba, quando i sogni riposavano ancora sui cuscini, e la notte rientrava per crollare sfinito sul materasso. Ma non bastava. Allora non crollò più e lavorò ancora, finché non guadagnò la prima moneta d’oro.
Per avere la seconda piegò la schiena, rimanendo curvo sul suo desiderio. Ogni giorno lavorava senza sosta e con poco carburante in direzione della Casa. Lavorava con fiducia e determinazione senza curarsi del tempo, dei malanni e di sé, finché le sua ossa vibrarono come sonagli.
Fu allora che la sua sposa si tagliò i lunghi capelli e li portò al mercato delle bambole, in cambio della terza moneta. La sera gli disse che infrangere il divieto era stato come togliersi un dente doloroso, un chiodo tra i sassi, e lo sposo urlò contro il cielo e con la terza moneta le comprò un cappello. Così ci vollero altri mesi.
E finalmente, in una calda giornata d’estate, si recarono dal mercante di case con le loro tre promesse strette nel pugno. Ma quando lo sposo aprì la mano, le monete si sciolsero al sole in un istante.
“Che peccato – disse il mercante – se solo foste passati questo inverno”.
Solo i bambini risero, leccandosi il cioccolato dalle dita.
 
 
 
Testo: Lisa Biggi
Immagini: Marta Sorte

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