
Allora lo sposo lavorò duramente, senza mai lamentarsi, per dare un tetto solido e quattro mura quadrate alla sua giovane moglie. Lavorò a lungo, per dare un letto caldo ai figli presenti e anche a quelli futuri.
La mattina usciva all’alba, quando i sogni riposavano ancora sui cuscini, e la notte rientrava per crollare sfinito sul materasso. Ma non bastava. Allora non crollò più e lavorò ancora, finché non guadagnò la prima moneta d’oro.
Per avere la seconda piegò la schiena, rimanendo curvo sul suo desiderio. Ogni giorno lavorava senza sosta e con poco carburante in direzione della Casa. Lavorava con fiducia e determinazione senza curarsi del tempo, dei malanni e di sé, finché le sua ossa vibrarono come sonagli.

E finalmente, in una calda giornata d’estate, si recarono dal mercante di case con le loro tre promesse strette nel pugno. Ma quando lo sposo aprì la mano, le monete si sciolsero al sole in un istante.
“Che peccato – disse il mercante – se solo foste passati questo inverno”.
Solo i bambini risero, leccandosi il cioccolato dalle dita.
Testo: Lisa Biggi
Immagini: Marta Sorte
Immagini: Marta Sorte